Ricordo come fosse ieri, quel giorno piovoso in primavera all’agenzia delle entrate, in fila, per presentare il modello AA9: abilitazione appena ottenuta, già qualche richiesta da parte di aspiranti clienti, armato del coraggio che non mi è mai mancato e soprattutto con la testa che macinava quell’idea lucida e al contempo folle necessaria per iniziare una professione definita da sempre ‘arida e riservata’.
Era comunque l’età giusta per avviare l’attività: non ero spinto dalla necessità di cercare lavoro, poiché insegnavo già da un paio di anni in ruolo, ma coltivavo quelle ambizioni spontanee e genuine con la consapevolezza che probabilmente, col senno di poi, sarebbero sfociati nella rinuncia ad una vita comoda e forse anche ‘normale’, ammesso che esista uno standard in tal senso.
L’informatica che prorompeva nelle scuole ove insegnavo si affacciava dirompente nella professione di commercialista, tuttavia erano ancora lontani i tempi del telematico e della fattura elettronica. All’epoca si gestivano i conti delle aziende sui sistemi IBM 34 e 36 e l’ingegneria del software si limitava ad enunciare i vantaggi della contabilità integrata, che evitava il ripetersi delle stesse rilevazioni tante volte quante previste dalle norme fiscali e civili.
Avevo quasi l’impressione di dare continuità al lavoro svolto a scuola di mattina e così riuscivo a trovare le giuste motivazioni e la forza per trascorrere tante notti a compilare manualmente quelle dichiarazioni che oggi i programmi ci propongono precompilate. Eppure c’era qualcosa di tanto umano dietro un arido calcolo, che pur passivamente non riuscivo ad ignorare, specie quando sul modello della dichiarazione dei redditi si era costretti a ricopiare almeno dieci volte il codice fiscale.
Erano pressoché sconosciute le possibilità della rete Internet e, pertanto, il primo sito web dello studio rappresentò una grande innovazione capace di attrarre clienti lontani; con essi si instaurarono rapporti fiduciari che funzionavano meravigliosamente, poiché dotati del necessario distacco che questo tipo di professione non consente più. Oggi con il cliente, è più che mai necessario saper condividere empaticamente tutti i momenti peggiori e al contempo essere dotati del giusto buon senso per mettersi da parte nel corso di quelli migliori.
Con l’avvento dei social, la situazione cambiò nuovamente; il reale e il virtuale andarono via via confondendosi, accantonando il vecchio buon sito web capace di catturare le attenzioni dei potenziali clienti, ma i cambiamenti non si limitarono solo a questo; si è arrivati al punto di percepire che la vecchia stretta di mano e l’antico contratto possano essere superati da un veloce messaggio contenente un impegno ‘unilaterale’ o di poter far concorrere la tradizionale consulenza con gli spietati ‘hammémiannodettoalbar’ resi competitivi anche dalla confusione che tutti i governi non hanno mai fatto mancare negli ultimi venticinque anni fino a culminare nell’era della fattura elettronica: grande idea dotata di tanta “lucida follia”.
Certo, venticinque anni di sacrifici, non posso nascondere, hanno prodotto i loro frutti. Oggi, posso dire con sincera ed oggettiva imparzialità che lo studio Monaco ha raggiunto il traguardo più ambito ed importante, ossia quello di resistere al continuo cambiamento non solo del quadro legislativo e della burocrazia, comunque a noi sempre ostica e sfavorevole, ma ha superato lo straordinario mutamento della società, adeguandosi alla ‘evoluzione’ dei complessi rapporti umani.
Le continue innovazioni hanno portato nelle imprese, nei contribuenti e nelle istituzioni nuove ambizioni e diversa consapevolezza. Oggi si percepisce contemporaneamente la sensazione di crescere e di affondare; la necessità di riorganizzarsi di continuo e spesso capita a consuntivo di accorgersi che la crescita si è verificata proprio nel momento peggiore purché consapevoli e versatili verso il cambiamento.
Sul timone della mia piccola nave sono salite tante persone che con la loro esperienza, le loro capacità e il loro temperamento, hanno contribuito, in alcuni casi, a costruire le fondamenta, in altri casi, ad arricchire e ad impreziosire l’offerta. Per questo e per tanti altri motivi, oggi lo Studio Monaco è una solida realtà commerciale e di consulenza per le aziende oltre che un punto di riferimento per i nostri clienti che apprezzano la nostra vicinanza alle loro richieste ed esigenze. Negli ultimi anni si è potenziato, avvalendosi di competenze e professionisti sempre più validi e diligenti, ed ha sempre lottato per conservare la sua natura prevalente, quella di essere costruito a misura del cliente.
Ed è a loro, come a tutti i colleghi, professionisti, partner, imprese ed istituzioni che ci supportano ogni giorno, che esprimo oltre che una sentita gratitudine anche il mio impegno a voler fare sempre meglio, rispondendo alle sempre maggiori ed impellenti richieste del mercato che, talvolta, reprime le migliori potenzialità imprenditoriali.
Lo Studio Monaco si impegna anche nel futuro a garantire massima efficienza e un supporto continuo, a tutti i professionisti talentuosi che vogliono fare impresa, mettendo a frutto le loro competenze nel pieno rispetto ed ossequio delle leggi vigenti.
Vi ringrazio sentitamente per la vostra presenza e vicinanza in questa importante occasione che segna per me un inaspettato traguardo. Il mio personale auspicio è che questa attività continui ad essere alimentata dalla passione iniziale e che, soprattutto, rimanga un luogo di aggregazione per quanti vogliano confrontarsi anche con l’entusiasmo e la ‘lucida follia’ di quando si è partiti. Perché come dice Erasmo da Rotterdam “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”.
Vi ringrazio sentitamente per la vostra presenza e vicinanza in questa importante occasione che segna per me un inaspettato traguardo. Il mio personale auspicio è che questa attività continui ad essere alimentata dalla passione iniziale e che, soprattutto, rimanga un luogo di aggregazione per quanti vogliano confrontarsi anche con l’entusiasmo e la ‘lucida follia’ di quando si è partiti. Perché come dice Erasmo da Rotterdam “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”.
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